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Creare una rete per la legalità

Intervento del dott. Alberto Francini, ex Questore di Trento, nel Consiglio dei Sindaci.

Martedì 27 giugno i Sindaci dei Comuni delle Giudicarie hanno incontrato il dott. Alberto Francini, ex Questore di Trento e attuale Commissario del Comune di Lona Lases, che, con il supporto dell’ex Ispettore capo di Polizia Tommaso Bellonese, ha illustrato ai primi cittadini un progetto, sostenuto dalla Provincia autonoma di Trento e dalla CCIA di Trento, diretto alla creazione di una rete territoriale, finalizzata a preservare la sicurezza della comunità e a prevenire qualsiasi forma di illecito. Il piano si ispira alle buone prassi del cosiddetto neighbourood watch, ovvero allo “sguardo di vicinato” e sostanzialmente consiste in un coinvolgimento attivo dei cittadini, chiamati a vigilare costantemente sulle dinamiche economiche e sociali e quindi a segnalare eventuali situazioni di illegalità, con particolare riferimento alla criminalità organizzata.

L’ex Questore ha illustrato con chiarezza le modalità di infiltrazione di simili associazioni, che sono sempre,più attratte dalla possibilità di introdursi in territori caratterizzati da disponibilità finanziarie significative come quelle circolanti in Trentino. In particolare il “Progetto Legalità” prevede specifiche azioni che si possono così riassumere:

Sensibilizzazione sulle modalità di infiltrazione criminale ordinaria e di stampo mafioso, con l’obiettivo di accrescere una cultura antimafia nonché la raccolta delle segnalazioni su eventuali presenze sospette sul territorio.

Il dott. Francini si è dilungato diffusamente sull'importanza dell'implementazione di una cultura dell’attenzione al fenomeno del malaffare e dell’infiltrazione criminale, di stampo comune o mafioso, rimarcando tale necessità alla luce del diverso contesto e delle diverse modalità di infiltrazione rispetto al passato e rispetto alle specificità del territorio trentino. In particolare ha sottolineato i punti di forza (autonomia e assenza di associazioni criminali indigene), come pure i motivi di debolezza (settori produttivi particolarmente appetibili dalle organizzazioni criminali, anche di stampo mafioso, in particolare settore primario e servizi ricettivi, scarsa conoscenza del fenomeno mafioso, buona fede nei rapporti interpersonali, maggiore fragilità delle piccole comunità, ecc.).

Inoltre ha illustrato ampiamente come il fenomeno delle infiltrazioni mafiose abbia oramai caratteri sempre più simili a normali speculazioni finanziarie e imprenditoriali, abbandonando modalità tradizionali (violenze, intimidazioni, estorsioni, minacce, ecc.) che solo fino a pochi anni fa caratterizzavano il modus operandi di questi fenomeni criminali che generavano immediatamente allarme nel contesto sociale e attenzione degli organi repressivi preposti al loro contrasto.

L’ex Questore di Trento ha sottolineato infine che le imprese sane del territorio devono fare attenzione alle proprie modalità di gestione dell’impresa sana, perché alcune di queste modalità possono oggettivamente favorire l’interesse delle organizzazioni mafiose. A tal proposito, ha informato i Sindaci che è disponibile una sorta di questionario di autoanalisi per gli imprenditori, dal quale si riesce ad evidenziare facilmente quali imprese sono a maggior rischio e soprattutto in quali fasi della dinamica aziendale un’impresa corre maggiori rischi di infiltrazione.

-  Promozione e sensibilizzazione a livello territoriale del tema dello “sguardo di vicinato” attraverso l’implementazione di buone prassi nazionali e internazionali al fine di migliorare la sicurezza reale e, soprattutto, percepita.

Il dott. Francini ha sottolineato come il tema della "Polizia di prossimità" o ancora meglio della "Polizia di comunità" sia un tema di attualità nel nostro Paese da almeno 20 anni. Nei paesi anglosassoni e poi nel resto d’Europa, la polizia di comunità nasce addirittura sul finire degli anni settanta.

Le varie esperienze di polizia di comunità che si possono mettere in atto su porzioni molto circoscritte di territorio (una di queste e l’osservazione di vicinato cd. “neighbourood watching”) mirano a creare piccoli gruppi di residenti che su base volontaria si auto-organizzano, seguendo protocolli ampiamente conosciuti, al fine di recuperare un’attenzione a tutto ciò che accade attorno a loro, favorendo una rinnovata sensibilità ad ogni elemento perturbativo che, se rilevato in una fase assolutamente prodromica, analizzato e riscontrato in collaborazione diretta interessato (poliziotto di riferimento), possa ottimizzare il controllo del territorio, prevenendo fenomeni di piccola o rilevante illegalità.

Tale azione di partecipazione attiva, anzi proattiva dei cittadini volontari coinvolti nel progetto, produce in maniera ampiamente riscontrata, non solo una riduzione dei reati su quella zona ristretta, ma soprattutto l’abbassamento del senso di insicurezza di quei cittadini che partecipano a tale iniziativa; inoltre la partecipazione è un fattore incentivante a comportamenti consapevoli, sempre più corretti e virtuosi. Questo ci dice la letteratura sul fenomeno nei Paesi che da quasi 50 anni hanno adottato diffusamente tali politiche.

Dopo questo primo momento di confronto sul tema, potranno essere promosse dagli amministratori locali ulteriori riunioni nei comuni, alla presenza di cittadini e imprenditori: i due coordinatori del progetto hanno infatti manifestato piena disponibilità a tornare sul territorio più volte per sostenere un’iniziativa dal profondo contenuto etico e civico.

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