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Partecipato l'incontro "Saor de tera: storia di un legame" presso la Comunità

Mario Antolini Muson e Giovanni Battista Polla hanno raccontano la loro esperienza di vita, alla quale si è aggiunta la storia di due giovani giudicariesi che lavorano oggi la terra: Luca Altini e Moira Donati. Per completare il mosaico, il resoconto delle associazioni culturali del territorio, portavoce Giacomo Bonazza, che si sono incontrate anche per discutere di temi culturali e di futuro.

Le Giudicarie “passando” per la terra. Una serata culturale che, attraverso le storie di vita dei giudicariesi, ha raccontato ad un pubblico numeroso e attento il significato di un legame profondo con la terra d'origine.
Significato spesso reso più chiaro e consapevole da un “andarsene” e da un “tornare”, per necessità o per scelta. Un modo per dare forma a quel “Saór de tera”, titolo della serata voluta dalla Comunità delle Giudicarie.
 
“Nel ringraziarvi di essere qui per questo momento quasi a far filò, vorrei sottolineare l’obiettivo di questa tappa del percorso intrapreso tre anni orsono e dedicato a cultura ed identità delle Giudicarie, o, meglio, dirvi che cosa mi aspetto da questa serata” così ha aperto la serata la Presidente della Comunità delle Giudicarie, Patrizia Ballardini, che ha proseguito “Credo che la conoscenza delle nostre radici, a partire dalle parole e dalla passione di Mario Antolini e di Batista Polla, possa portare a ciascuno di noi un messaggio importante e di prospettiva, agli amministratori ed alle persone comuni, così come ai giovani. Un messaggio che contiene le linee guida per indirizzarci nel costruire il futuro di un territorio aspro e bellissimo al tempo stesso, quale quelle delle Giudicarie. Starà a noi saper leggere anche tra le righe i profondi insegnamenti, assolutamente attuali ed adatti alla contemporaneità, che l’esperienza e le riflessioni di Mario e Batista, ma anche di Luca e Moira, contengono.”
 
“Mi tocca andare indietro. Considero oggi di capire come mai sono così attaccato alle Giudicarie solo perché da bambino sono stato al monte con le vacche. Dover andare al monte a piedi e dover rimanere lassù. Vivere sul monte, attaccati alla toppa del prato che era sacro. Se tu lo vivi, lo rastrelli tutto il giorno, lo senti tuo. L'andare al monte, il passare nel bosco, il passare nella selva, il passare attraverso i sentieri è qualcosa di bello; è qualcosa di grande.” Inizia così Mario Antolini Muson, con una prima battuta.
 
“Io l'infanzia l'ho vissuta a Caderzone. Quando si veniva da scuola si andava a lavorare. La mattina prima di andare a scuola bisognava andare nella stalla, quando si tornava da scuola, mangiare di corsa e poi via con l'asino a portare il letame nel prato io e mio fratello. Mio padre era a fare l'arrotino e noi con la mamma ci arrangiavamo nel lavoro della stalla, a far da cena ad accudire i fratelli più piccoli.” Così Giovanni Battista Polla inizia la sua di storia che lo vede ancora testimone attivo che lavora e ama il suo territorio.
 
“Saór de tera”, un titolo solo all'apparenza poetico, che in realtà rimanda alla vita vera: per sentire il sapore delle cose, le devi attraversare, conoscere, vivere. Per questo la serata culturale è stata incisiva nel suo modo di raccontare il tema attraverso due testimoni che hanno vissuto, rispettivamente alla loro età, il primo e i secondo dopoguerra.
 
Terra intesa nella sua pluralità di significati: la terra fisica, quella dura da arare sopratutto in montagna, la terra generativa di alberi, di fieno, di erbe selvatiche, di frutti, quella dalla quale l'umanità trova sostentamento, ancora. E la terra nel significato metaforico di luogo dove si è nati, dal quale si è partiti e tornati; significato dal quale scaturisce il sentimento di appartenenza e di nostalgia.
 
Una serata che ha messo a fuoco elementi importanti: il lavoro, il senso di responsabilità, il conoscersi di più intrecciando i bisogni e i valori dei tanti paesi delle Giudicarie.
 
La serata si è arricchita dalla testimonianza di due giovani giudicariesi che hanno scelto oggi – nella società tecnologica e digitale – di lavorare la terra. Sono Luca Artini allevatore che lavora il formaggio e Moira Donati che con il latte d'asina produce prodotti cosmetici e che coltiva piante officinali e piccoli frutti. Testimonianze sincere e appassionate che fanno ben sperare per il futuro della nostra terra giudicariese.
 
E’ quindi intervenuto il consigliere provinciale Mario Tonina il quale ha riferito che “le testimonianze dei protagonisti della serata sono degli esempi significativi dell’unità del territorio giudicariese, che ha mantenuto fino ad oggi quelle tradizioni e quelle identità specifiche che oggi è ancora importante custodire”.
 
Le associazioni culturali delle Giudicarie hanno portato in chiusura della serata un loro messaggio sullo stato di salute della cultura in Giudicarie, in prospettiva futura.
 
Una serata per “ritessere” lo dice bene Mario Antolini “il tessuto portante della nostra società di oggi, nella ipotetica possibilità di trasmettere ai presenti quell'intensità sociale che ha animato l'innumerevole schiera dei partiti e tornati in valle.”
 
La serata culturale “Saór de tera, storie di un legame” che il sottotitolo “Cultura e appartenenza in Giudicarie” chiarisce nel suoi intenti, si inserisce dentro un quadro di continuità progettuale che la Comunità di valle delle Giudicarie ha intrapreso fin dal 2011 con il progetto «Le Giudicarie raccontano le Giudicarie». La volontà rimane la stessa: comporre il mosaico variegato e multiforme delle Giudicarie dentro una trasversalità di vicende comuni ai Giudicariesi.

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