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Ospedali di montagna e punti nascita: un servizio essenziale, da conservare e valorizzare. Per non far morire la montagne

Presso la sede del Consiglio delle Autonomie incontro tra Amministratori locali e Responsabili della Sanità nei territori di montagna: Cavalese, Tione, Cles, Borgo Valsugana, Silandro, Vipiteno, S. Candido, Sondalo, Chiavenna, Gravedona, Tolmezzo, Domodossola, Susa, Borgosesia, Agordo, Pieve di Cadore, Asiago. 
Organizzato dall’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, al quale hanno partecipato, per le Giudicarie, la Presidente della Comunità, Patrizia Ballardini, l'assessore alla Salute ed al Sociale, Luigi Olivieri, ed il Sindaco di Stenico, Monica Mattevi.

Intenso dibattito tra amministratori locali e direttori sanitari che, invitati oggi a Trento dall'Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna, hanno aderito all'incontro "Piccoli Ospedali di Montagna. Il futuro dei punti nascita" e presenziato con contributi puntuali e decisi. Presenti Sindaci e Presidenti di Comunità, insieme a Presidente e Vicepresidente del Consiglio delle Autonomie della provincia di Trento.

 

Univoco il messaggio: per evitare il progressivo spopolamento della montagna è essenziale continuare a garantire i servizi fondamentali, a partire da quelli legati alla salute,inclusi i punti nascita. Tenuto conto della riorganizzazione della sanità in atto, alcuni riferimenti puntuali per continuare a garantire il servizio, partendo dalla esperienza fatta in altri territori di montagna: standard adeguati per i territori alpini, tenuto conto delle distanze e della logistica rispetto agli ospedali centrali.

 

Costituito un gruppo di lavoro per sostenere la necessità di aggiungere flessibilità agli standard nazionali sui punti nascita, soprattutto a livello organizzativo, per garantire sicurezza con modalità analoghe a quelle applicate in Austria, Germania, Svizzera e Svezia, che, tenendo conto delle specifiche condizioni di contesto,  ammettono formule di reperibilità e addestramento che rendono il sevizio capace di garantire ottimi risultati anche nei piccoli ospedali di montagna, sia per tasso di mortalità che di percentuale di cesarei.

 

Obiettivo dell'incontro, chiarito nell'invito ed in apertura dell'incontro: realizzare un confronto sereno tra esperienze di territori alpini, con uno "scambio di informazioni tra Amministratori locali e Direttori Sanitari dei piccoli Ospedali alpini con meno di 500 parti all'anno”, per confrontarsi sugli standards "in" Ospedale e sugli standards per "arrivare all’Ospedale Centrale", con la finalità dichiarata di identificare possibili soluzioni e quindi portare avanti una azione  congiunta nei confronti del Governo e della Conferenza stato-regioni. "Per riaprire una trattativa presso la Conferenza Stato/Regioni in ordine all'accordo sulla salute firmato il 16/10/2010".

 

 Invito all'incontro firmato dagli On. Enrico Borghi e Albrecht Plangger, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, insieme all'On. Franco

Panizza, quindi da  Mauro Gilmozzi, Consigliere Provincia autonoma di Trento, e da Luca Della Bitta, Presidente Prov. Mont. Sondrio.

 

Al centro, sin dagli interventi introduttivi di Mauro Gilmozzi, Franco Panizza ed Albrecht Plangger, la specificità della montagna e la conseguente necessità di avere approcci mirati, in grado di coniugare

sicurezza ed adeguatezza del servizio.

 

Dettagliato l'intervento del Responsabile Azienda Sanitaria Provincia di Bolzano, che ha presentato le modalità organizzative adottate in Austria, Svizzera, Germania e Svezia, quindi in Provincia di Bolzano,

nei punti nascita con numero ridotto di parti, al fine di garantire qualità sicurezza e  sostenibilità. Non la presenza 24h dei quattro professionisti legati al parto (ginecologo, ostetrica, anestesista e pediatra) ma reperibilità in tempi contenuti; sale operatorie sempre operative anche negli ospedali più piccoli in territori alpini. Percorso nascita in grado di garantire un monitoraggio puntuale della gravida e l'identificazione dei casi critici, da indirizzare sugli ospedali di maggiori dimensioni. Confermata l'esigenza di avere una visione globale, che garantisca assistenza alla donna ed al bambino in gravidanza, durante il parto e durante il puerperio, avendo pero la possibilità per di costruire soluzioni che tengano conto della specificità dei territori.

 

Rifocalizzazione sulla raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1985 e nel 1996, confermata peraltro dalle più recenti indicazioni di NICE (dicembre 2014) : "Obiettivo dell'assistenza perinatale è una mamma con il suo bambino in perfetta salute, che ha ricevuto il massimo livello di cure compatibile con la sicurezza, in un luogo ed in un modo quanto più vicino alla sua casa e alla sua cultura" (OMS, 1996).

 

Intervento anche di Luciano Flor, direttore generale della APSS della Provincia di Trento, accompagnato all'incontro anche dall'Assessore Donata Borgonovo Re. Dopo aver sottolineato gli elevati standard

qualitativi del Trentino, con riferimento ai punti nascita provinciali, ha evidenziato come gli standard di riferimento derivino da un confronto allargato tra i professionisti ed organizzazioni internazionali. Al tempo stesso, come la organizzazione debba dare risposta altrade offtra standard nazionali - capillarità del servizio - sostenibilità in termini di costo.

 

Dopo le due provincie autonome, la presentazione dell'organizzazione dei punti nascita in Lombardia, da parte di Luca Della Bitta, evidenziando le criticità oggi connesse al mantenimento dei punti nascita degli ospedali più piccoli in territori di montagna (Sondalo, Chiavenna, Gravedona). Evidenziato l'impegno della Regione Lombardia per mantenere anche i punti nascita con minore numero di parti, in particolare anche attraverso la attivazione di corsi di formazione costanti presso l'Ospedale maggiormente specializzato a livello regionale (Mangiagalli, Milano). Introdotta di recente in Lombardia la "Carta dei servizi per il percorso nascita".

 

A seguire, numerosi interventi in un dibattito intenso, che ha fatto emergere alcuni punti chiave, quasi ad infrangere alcuni  riferimenti apparentemente imprescindibili:

  • il valore dell'accordo Stato-Regioni: si tratta di un accordo politico, non di un atto legislativo perentorio;
  • Austria, Germania e Svizzera, sulla base degli stessi indirizzi internazionali  a cui è sottoposto anche il nostro Paese, hanno fatto scelte diverse, più flessibili, più ragionevoli più attente alle esigenze dei cittadini, andando ‘oltre’ l’indicatore dei 1000 ed anche dei 500 parti/anno con scelte organizzative in grado di garantire qualità sicurezza e capillarità;
  • Il Trentino si è dimostrato un modello eccellente  sui punti nascita, con un 2,3x mille di mortalità neonatale e un 20% di cesarei.

 

Apparentemente, in Italia invece si sono scelti parametri più sbilanciati sui rischi di responsabilità penali e civili degli operatori, che sui rischi ambientali dei pazienti, peraltro favorendo così anche un contenimento della spesa.

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