L'autore: "Il senso del libro? Essere e fare Comunità" - Il volume scritto con il supporto di Bruno Parisi e la collaborazione di Marco Zulberti e Rino Villi - Riflessione di Annibale Salsa sull'identità giudicariese e sul senso della comunità. Presente alla serata il presidente della Provincia Alberto Pacher.
Presentato il nuovo libro di Mario Antolini sulle Giudicarie
Si è tenuta presso la Casa della Comunità delle Giudicarie nella sala Sette Pievi la serata di presentazione del libro “Le Giudicarie – Pagine sparse fra storia e geografia”: un'opera che propone, a detta degli autori, «una semplice visione di insieme di quello che le Giudicarie “sono nella loro essenza”». A condurre, Annibale Salsa, con una riflessione sull’identità giudicariese e sul senso della comunità.
«In questa fase storica, nella quale la Riforma Istituzionale cerca di dare nuovo impulso all’Autonomia del Trentino e dei Territori attraverso le Comunità di Valle ed una situazione economia e sociale critica impone di trovare modelli più sostenibili di sviluppo basati su integrazione e sinergie reali; ritengo ancora più essenziale approfondire la conoscenza del nostro territorio» sottolinea la presidente della Comunità Patrizia Ballardini.
Per questo è nato il volume “Le Giudicarie – Pagine sparse fra storia e geografia”, creato con cura e attenzione certosina dal “nostro” Mario Antolini, supportato da Bruno Parisi e con la collaborazione di Marco Zulberti per il saggio sulla “Economia Giudicariese” e di Rino Villi per l'illustrazione della linea delle Giudicarie. Una pubblicazione che nasce dall'amore degli autori non solo per la conoscenza e per la ricerca ma anche per la propria terra, le Giudicarie, che viene indicata come «una terra amata e da amare». Sta forse in questa immensa ricchezza del riconoscersi in una terra, di sentirsi parte di essa il valore aggiunto che si può percepire leggendo la pubblicazione edita dalla Comunità delle Giudicarie per favorire un percorso di conoscenza e di interscambio.
«Un percorso - precisa la presidente Ballardini - che rappresenta un investimento in cultura, ed assume un valore simbolico, a significare che la crescita non può che fondarsi sulla conoscenza. Un piccolo contributo per rinsaldare le comuni radici identitarie giudicariesi, riscoprendo la millenaria storia che ha visto i nostri avi uniti nelle difficoltà, per ritrovare quella “unità nella diversità” che fonda la sua ragion d’essere nel secolare cammino che ha tenuto legate fra loro le storiche Sette Pievi e che costituisce, al contempo, un prezioso riferimento ed un possibile e sempre più necessario itinerario comune per il futuro».
«Quando pensiamo al Trentino come un contesto, in cui ogni singola parte rinuncia ad una piccola parte delle propria sovranità per rimanere unita e legata alle altre, pensiamo ad un sistema dove tutto funziona purché ciascuno riesca a riconoscersi come facente parte di una comunità» aggiunge il presidente della Pat Alberto Pacher. «Per questo c'è un grande bisogno di rinforzare questo tessuto connettivo identitario e ogni cosa o azione che aiuta a capire la nostra identità è ben accetto. Ben venga, dunque, questa pubblicazione che aiuta a capire un territorio ed a riconoscersi in esso».
Concetto ripreso e ampliato dal professor Annibale Salsa: «Un contributo che aiuta chi abita questo territorio ad una riflessione ampia, a recuperare la propria storia e la propria identità, intesa come identità multipla. Con la nascita della modernità inizia a sgretolarsi ciò che è comunità: vengono meno l'atto del dare e del ricevere, si indeboliscono i rapporti che uniscono, i rapporti interpersonali vengono svuotati dalla burocrazia. Le Giudicarie sono un territorio con forti biodiversità, ma con un'identità data dalla storia che può contare su un importante patrimonio, inteso come dono dei padri. Quest'opera affronta magistralmente, con dovizia di riferimenti storici e accurate descrizioni geografiche, la varietà di un territorio che esige il possesso di informazioni dettagliate e mai ovvie (…); un volume che può diventare ancora più prezioso per le giovani generazioni che, dell'attuale rischio di perdita della tonalità emotiva dei luoghi, sono spesso le prime vittime inconsapevoli; un libro che aiuta a far nascere l'amore verso un territorio» conclude Salsa.
È proprio forse nell'“amore” di Mario Antolini per le Giudicarie che traspare anche dal suo intervento la passione con cui si è dedicato a questo lavoro che sta il valore aggiunto di questa pubblicazione.
«Mi sento commosso e impacciato di fronte a tutti i presenti con un sentito grazie per la vostra presenza che mi date il senso delle Giudicarie» ha esordito Mario Antolini. «Ma innanzi tutto devo la mia profonda riconoscenza alla Presidente Patrizia Ballardini che mi ha dato il coraggio, la forza e il sostegno di riuscire a portare a termine il mio lavoro e che ha voluto il mio libro in tutte le case della Comunità. Io penso e sento che la vera “Comunità dei Giudicariesi” non è data da una istituzione giuridica e da un edificio pubblico ma è costituita da tutti i Giudicariesi insieme; ed ecco il senso del mio libro: “Essere e fare Comunità”!
«Per me è un vero e proprio sentirsi addosso le Giudicarie con tutta la bellezza del suo ambiente naturale e con tutta la sua storia vissuta tutti insieme. Mi sono sentite addosso le Giudicarie fin da bambino quando dai 4 ai 6 anni sono stato “sa la cà da mónt” con le mucche nella stalla, con la raccolta del fieno, con la “fóia” e le fascine di legna da raccogliere “entàl gaç”: un periodo prezioso che mi ha fatto sentire parte del territorio e, nel contempo, ho percepito che il territorio era anche mio... Le Giudicarie le ho sentite dentro di me quando tornavo dal collegio: passato il ponte sul Càffaro e visto il Brenta da Bondo era intenso il senso di “essere tornato a casa mia” fra “i mé mónç”... come lo era stato per tanti emigranti! E quando negli anni Cinquanta, sia per motivi professionali che per incontri di volontariato, ho dovuto passare di paese in paese - proprio uno ad uno - mi sono incontrato con Giudicariesi di ogni dove intessendo una fitta rete di amicizie e sentendomi sempre e soltanto “a casa mia” e “fra la mé gént”!
«E quando mi sono trovato fra i banchi di scuola con le nuove generazioni di piccoli Giudicariesi è nata la passione di conoscere a fondo la nostra terra e la nostra storia e mi sono innamorato sempre di più di tutto quello che trovavo scritto sulle Giudicarie. Nello stesso momento si è acuito il desiderio di far conoscere anche agli altri Giudicariesi tutto quello che stavo trovando negli scritti di tanti autori. Ed ecco che è nato anche questo libro che si è andato trasformando in una specie di vademecum in cui fossero raccolti gli elementi essenziali per avere un’idea unitaria sia della storia che della geografia del nostro territorio, ovviamente ben aiutato dal prof. Bruno Parisi e dagli amici Marco Zulberti e Rino Villi i cui interventi risultano del tutto nuovi. Un libro che Sergio Antolini, con la sua tipografia, ha saputo presentare nella forma migliore possibile. Questo volume è nato così, per far conoscere le Giudicarie; sono riuscito solo a scalfire in superficie il nostro piccolo mondo ma credo sufficiente affinché ciascun Giudicariese possa sentirsi collegato direttamente con tutte le Giudicarie rendendosi conto che vi è ancora tanto da conoscere.
«Sono ancora poche le persone che hanno avuto modo di spaziare in lungo e in largo su tutto il territorio e visitare tutti i 120 paesi sparpagliati - “come branchi di pecore pascenti” (direbbe Manzoni) - sui declivi montani lungo le rive della Sarca e del Chiese. Io credo che è giunto il momento sia di conoscere di più le Giudicarie ma anche di saperle e volerle percorrere. Nel raccogliere queste mie limitate ricerche, mi sono immaginato come noi Giudicariesi abbiamo riempito queste dimenticate e isolate vallate: infatti i “ciòc” presenti ab immemorabili sul territorio non sappiamo da dove e quando vi siano giunti, ma sappiamo che sono stati lasciati da soli ad organizzarsi fra loro ed a strutturare tutto il territorio: qui i nostri antenati si sono ritrovati; qui, generazione dopo generazione hanno dissodato ogni anfratto ed ogni pendio montano, qui hanno costruito i vari paesi e le “cà da mónt” e le nostre malghe, qui hanno istituito le sette Pievi e le numerose comunità e qui si sono divisi tra loro il territorio.
«Uno accanto all’altro, ma sempre da soli perchè costretti a rimanere isolati nel chiuso di montagne senza strade che li hanno tenuti lontani da tutti gli altri territori confinanti. Qui infinite generazioni hanno camminato i nostri stessi sentieri, tutte allo stesso modo, con la stessa secolare povertà, con lo stesso sforzo comune per trovare il pane quotidiano. E qui oggi ci è data la possibilità di avere un’unica “casa”: una Comunità che può darci l’occasione propizia per sentirci insieme, frequentandoci e conoscendoci a vicenda per stare insieme, dandoci vicendevolmente la mano per “nar ’nànç ensèma” come hanno fatto i nostri antenati durante le difficoltà degli otto secoli in cui essi hanno saputo costruire sulle rocce dei monti e sulle paludi del fondovalle questo meraviglioso ambiente che ci accoglie, che ci dà da vivere e che ci è stato lasciato gratuitamente in eredità.
«Mi auguro – ha concluso Antolini- che tutti insieme possiamo guardare a questa “casa della Comunità” non come ad una serie di uffici relegati a svolgere unicamente le complesse e fredde pratiche burocratiche e basta: facciamola diventare la “casa dei Giudicariesi” dove si tengono le “Regole” come ai tempi delle Pievi e delle Communitates; si raccolgano pure qui gli amministratori pubblici, ma anche i lavoratori e i commercianti, i Volontari delle Associazioni, le donne e gli insegnanti, i giovani ed i vecchi. Si trasformino queste pareti rese fredde dalle leggi e dai regolamenti in pareti accoglienti come quelle delle nostre dimore domestiche fra le quali ci si ritrova per “star bene insieme”. Questo il grande sogno che sta dietro alle mie pagine che ho scritte solo con l’intimo desiderio che i Giudicariesi possano conoscersi davvero e siano orgogliosi di essere Giudicariesi convincendosi che nél stàr ensèma e nel volérse bé’ l’è la ròba pù bèla che ghé al mondo».
Molti gli interventi in chiusura di chi ha contribuito alla buona riuscita della pubblicazione: Bruno Parisi che si è dedicato alla parte geografica ha sottolineato come «il libro sia un concentrato di passioni e di studi, di questo meraviglioso angolo della catena della Alpi: si tratta di pagine sparse che negli anni io e il mio amico Antolini abbiamo scritto, che hanno contribuito a consolidare la nostra amicizia e a dare dei tratti di una terra straordinariamente complessa»; Rino Villi che ha curato la parte geologica ha spiegato la «Linea tettonica delle Giudicarie come una “cicatrice” che si è formata dallo scontro tra la placca europea e quella africana e che mette a contatto le Alpi occidentali con le Dolomiti, il granito e la dolomia, costituendo una realtà singolare del panorama europeo»; Marco Zulberti che ha posto la sua attenzione sull’economia delle Giudicarie ha descritto questa terra in passato come «un sistema economicamente autarchico basato su tre elementi essenziali, acqua, ferro e legno che hanno caratterizzato e segnato lo sviluppo di questa terra» e ha ricordato «di un passato che non parla di ricchezza ma di durezza dove la montagna era matrigna dava origine al “mondo delle tre effe”: freddo, fame, fumo».
Una serata piacevole che ha raccolto in un'unica sala molti appassionati di storia e rappresentanti di varie associazioni culturali nonché “semplici” convalligiani che hanno “corso il rischio” di essere “contagiati” dalla passione che ha animato il lavoro degli autori.
L’incontro è stato videoregistrato e si può vedere in Internet al seguente link:
http://live.videoconf.provincia.tn.it/tcs/#page:recordingList&pageNumber:1&id:FEDEB8EB-B809-47DF-A204-83255BB58737