Nuovo incontro del Tavolo di confronto e consultazione al Piano Territoriale di Comunità dedicato agli atti di indirizzo per l'architettura giudicariese, con l'obiettivo di valorizzare i segni tradizionali e rinnovare l'identità con linguaggio contemporaneo.
Linee di indirizzo per l'architettura giudicariese
Si è tenuta presso la Casa della Comunità delle Giudicarie un nuovo incontro del ‘Tavolo di confronto e consultazione al Piano Territoriale di Comunità’, dedicato in particolare agli atti di indirizzo e ai manuali tipologici per l’architettura tradizionale e contemporanea in Giudicarie, che dovranno supportare le funzioni autorizzative e concessorie in materia di urbanistica e di paesaggio. A relazionare, insieme alla Presidente Patrizia Ballardini, il prof. Guido Moretti, il prof. Dante Donegani affiancato dal suo collaboratore prof. Giovanni Lauda.
«Il Piano Territoriale di Comunità contempla tra gli elementi essenziali, oltre a norme di attuazione, relazioni e cartografie (e naturalmente la VAS), anche la predisposizione di atti di indirizzo e manuali tipologici atti a supportare l’attività progettuale di professionisti ed enti territoriali - apre la Presidente Patrizia Ballardini – La Comunità, in collaborazione con il prof. Moretti e l’arch. Dante Donegani, ha avviato un percorso di approfondimento per definire alcune linee guida. Obiettivo: andare oltre la rigidità di vincoli stringenti, che talvolta si rivelano fortemente limitanti rispetto alla funzionalità degli edifici, proponendo un approccio basato sulla individuazione di alcune linee di indirizzo sostanziali in grado di supportare i professionisti nella progettazione di interventi architettonici, sia su edifici esistenti e legati alla tradizione sia su nuove strutture, mettendo al centro la qualità dell’edificato e l’inserimento nel paesaggio, senza dimenticare però le esigenze legate alla funzionalità d’utilizzo.”
Due le aree tematiche al centro dell’attenzione:
l’architettura tradizionale delle Giudicarie, che si caratterizza per un quadro ampio e articolato di caratteri identitari, per tipologie significative e per aree territoriali omogenee, richiedendo quindi un approccio mirato a valorizzare l’identità plurale del territorio;
l’architettura contemporanea, dove un accurato approfondimento dell’evoluzione in ambito alpino è alla base della individuazione degli elementi compositivi e formali che possano indirizzare alla realizzazione di opere edilizie e infrastrutturali valorizzando le nuove interpretazioni dell’architettura moderna, anche attraverso l’elaborazione di schemi esemplificativi e la catalogazione dei materiali da utilizzare nella progettazione e nelle realizzazione delle opere.
“Che cosa intendiamo per “architettura tradizionale””? È la domanda che pone Guido Moretti nel presentare la prima bozza del manuale ‘Architettura tradizionale e paesaggio’. «Non certo un patrimonio identificabile secondo una datazione temporale, e neppure secondo precise perimetrazioni spaziali. Forse la risposta è più vicina alla concezione che rinvia a quell’architettura giunta fino a noi senza nascere da un’azione di specifica progettazione ma da una spontanea e diffusa cultura del costruire con tipi, forme, materiali, attrezzature condivise che hanno portato naturalmente ad una riconoscibile identità degli esiti, pur nelle infinite variazioni di adattamento alle diverse condizioni di contorno». Il lavoro di Moretti, curato nei dettagli e ricco di rappresentazioni grafiche e disegni manuali, fa emergere le peculiarità del territorio giudicariese, caratterizzato da specificità puntuali a seconda delle diverse aree. Così si scoprono logge, rastrelliere e graticci lignei tipici delle Esteriori e della Valle del Chiese, le case a timpano aperto della Val Rendena, nonché gli edifici rurali sparsi del patrimonio edilizio montano firmati in modo distintivo a seconda dell’area nella quale sono sorti. Vi sono poi gli elementi di connettivo e di corredo quali rampe, vòlti, sottopassi, portali, fontane, con particolare attenzione alle filagne di tonalite, i selciati, i muri a secco, i capitelli: tutti segni inseriti nel paesaggio che costruiscono l’identità tradizionale del territorio.
Il manuale, a cui dovranno fare riferimento le commissioni edilizie e di tutela del paesaggio, attraverso poche norme, chiare e semplici, individuerà i caratteri fondamentali dell’architettura tradizionale che meritano di essere conservati. Non andrà a codificare puntualmente le modalità di intervento, ma indirizzerà i progettisti al rispetto di quegli elementi che contribuiscono in modo significativo a identificare il nostro paesaggio e l’identità giudicariese. Non ci saranno più norme vincolistiche sulle modalità di intervento all’interno degli edifici, ma l’attenzione sarà posta alla conservazione dell’immagine storica dell’impianto urbanistico e delle facciate.
«Il manuale ‘Architettura alpina contemporanea: costruire nelle Valli Giudicarie’ sarà un supporto per i comuni all’esercizio delle funzioni autorizzative e concessorie in materia di urbanistica e di paesaggio», ha esorditoDante Donegani per spiegare il lavoro svolto per la Comunità delle Giudicarie sull’architettura contemporanea in collaborazione con Giovanni Lauda. «L’obiettivo di fondo è quello di favorire lo sviluppo dell’architettura contemporanea all’interno di un nuovo concetto di tutela del territorio. Infatti, è convinzione condivisa che l’architettura contemporanea - quando entra in relazione con i contesti fisici e storici - è un valore essenziale che può rafforzare e arricchire l’identità di un territorio. La selezione e la catalogazione (per tematiche, tipologie e strategie operative ) di alcuni progetti significativi di architettura alpina, su richiesta della Comunità, ha portato ad elaborare una prima bozza di ‘tabella sinottica’ per fornire un modello di interpretazione utile sia in fase di progettazione e pianificazione che di valutazione delle opere. Gli indirizzi sono in fase di elaborazione con l’obiettivo di evitare che le edificazioni si scontrino con il contesto, adottando all’interno del linguaggio contemporaneo un repertorio di segni e figure compatibili con le preesistenze». «Inoltre - aggiunge Giovanni Lauda - è importante sottolineare che i progetti analizzati e presi a riferimento sono volutamente legati da un “filo conduttore” rappresentato dal legno utilizzato quale struttura portante, volutamente scelto in quanto materiale identitario della cultura alpina giudicariese ed altresì funzionale alla valorizzazione della filiera foresta legno locale». Il messaggio di Donegani è chiaro e diretto per un tema non facile quale quello dell’architettura contemporanea: consapevolezza delle scelte basata sul pensiero identitario. «E’ dal vecchio che nasce il nuovo, attraverso lo studio di esempi ancora presenti, e non dal nuovo che si elabora il vecchio. Oggi fare delle regole non è semplice, ma grazie alla conoscenza della propria identità e dei propri codici, a partire dal lavoro svolto dal collega Moretti sull’architettura tradizionale, si deve agire con coscienza per evitare che l’edilizia continui a fare ‘danni’, e si deve essere consapevoli delle proprie scelte in modo da riuscire a puntare sulla qualità del costruito. Si vuole evitare la confusione architettonica post-moderna che ha creato finte copie e orrende emulazioni di una tradizione falsata, con effetti molto evidenti di deturpazione del paesaggio».
“La valorizzazione dell’architettura tradizionale, superando vincoli eccessi che limitano la funzionalità, è l’obiettivo di fondo, per dare continuità a segni identitari sedimentati nel tempo. L’architettura contemporanea è strategia e futuro, un fattore determinante che può essere un elemento di qualità della vita degli abitanti, capace di rinnovare l’identità e la vocazione dei luoghi. Abbiamo l’ambizione di dare un contributo, grazie anche alla professionalità di Moretti e Donegani, di giungere a questo obiettivo” ha concluso la presentazione la Presidente Ballardini.
Dopo la presentazione è seguito un confronto interessato e costruttivo sulle argomentazioni esposte. Il Tavolo ha dimostrato interesse e sostegno agli indirizzi di fondo espressi nei manuali tipologici in elaborazione in Comuintà. Sono intervenuti i rappresentanti dell'Ordine Architetti, di Italia Nostra, dei sindaci dell'area Val Rendena, del Collegio dei geometri, dell'Associazione Artigiani e Imprese.