Più domiciliarita, per rispondere alla curva di invecchiamento", questo quanto emerso dalla serata informativa con al presenza dell'assessore provinciale Ugo Rossi.
Incontro sull'assegno di cura: aumentare la domiciliarità
«L'Assegno di Cura, uno strumento per aiutare chi si fa carico dell'assistenza a domicilio delle persone non autosufficienti, uno strumento per favorire la domiciliarità». È quanto è emerso dalla serata che si è tenuta ieri sera presso la Casa della Comunità a Tione alla quale hanno partecipato Patrizia Ballardini, Presidente della Comunità delle Giudicarie, Ugo Rossi, Assessore provinciale alla salute e politiche sociali, Pier Luigi Gardini, Direttore del Distretto Centro Sud e Monica Bonenti, Responsabile dell'U.O. Cure Primarie ambito Giudicarie, Paola Maccani, Direttore per l'integrazione socio sanitaria dell'A.P.S.S. e Luigi Olivieri, Assessore per le politiche sociali e per la salute della Comunità delle Giudicarie. Una serata affollata, che si inserisce nel percorso informativo intrapreso dalla Comunità delle Giudicarie per far conoscere ai cittadini le molte possibilità e i numerosi servizi offerti.
«Riteniamo importante continuare in questo confronto-incontro con il territorio per informare i giudicariesi delle molte oppurtunità e dei molti servizi che sono a loro disposizione e che a volte non sono conosciuti» ha sottolineato in apertura la Presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini. «In particolare con l'assegno di cura si cerca di aiutare le persone non autosufficienti a rimanere nella propria casa, quale luogo più accogliente ed affettivamente votato dove le cure possono essere ancora ‘più vicine’ ai pazienti». Quindi «l'essere vicino con un aiuto economico a chi deve affrontare problematiche legate alla non autosufficienza e decide di tenere i propri cari a casa, diventa una condizione necessaria non solo per ringraziare chi ogni giorno impegna forze ed energie per aiutare i propri familiari, ma anche per permettere a queste persone di avere la migliore prospettiva di vita». Ma non solo.
Puntare sulla domiciliarità è necessario per far fronte ad una curva di invecchiamento della popolazione che ha assunto delle caratteristiche preoccupanti come evidenziato dall'assessore Ugo Rossi. «Oggi abbiamo in Trentino più di 100mila persone con più di 65 anni pari a circa il 20% della popolazione. Nel 1981 avevamo 11mila persone ultraottantenni, oggi sono 30 mila e saranno 53 mila nel 2030. È chiaro che di fronte ad un trend di questo tipo e di una spesa sanitaria che pesa per il 35% sul bilancio provinciale non è pensabile di assecondare e rincorrere la curva d'invecchiamento con dei servizi di residenzialità per i non autosufficienti, anche in considerazione della minore disponibilità di risorse a disposizione. Nel giro di pochissimi anni il sistema da un punto di vista della sostenibilità economica presenterebbe grandi problemi». Per questo «abbiamo ritenuto che nella filiera dei servizi dedicati alla non autosufficienza fosse il caso di sviluppare maggiori aiuti sul fronte della domiciliarità. Non si tratta di sostituire ciò che già esiste, ma di affiancare alla residenzialità opportunità per la domiciliarità».
Una via che è dettata anche dai dati macroscopici mondiali che imporranno una ridistribuzione della spesa e un riequilibrio globale della ricchezza. Oggi in Europa vive l’8% della popolazione che produce il 25% del Pil del mondo e “consuma” il 50% della spesa sociale globale. Inevitabile una tendenza ad un riequilibrio, che porterà con sé una diminuzione delle risorse per l'Europa. «Oggi in Trentino spendiamo l’1,8 del nostro Pil per la non autosufficienza, il 50% in più di quello che si spende a livello nazionale. In una logica di riduzione della spesa globale, che quest'anno è stata del 2,3% sulla sanità, non generata da deficit di una cattiva gestione ma maturata per contrastare il mancato trasferimento di fondi necessari per il risanamento della finanza pubblica del governo centrale, le prospettive sono di riuscire a garantire i servizi con meno risorse».
In questo contesto si inserisce “l'assegno di cura” uno strumento che associa la non autosufficienza alla domiciliarità. In Trentino 11400 persone sono “certamente” in condizioni di non autosufficienza. Di queste 4500 sono nelle strutture residenziali, nelle case di riposo, le altre 7mila vivono già a domicilio. L’assegno di cura si rivolge a questi soggetti ma non riesce a dare aiuto a tutti. «Abbiamo dovuto fare i conti con le risorse disponibili e quindi tarare il nostro intervento su quanto disponibile» ha puntualizzato l'assessore Rossi. «Quindi abbiamo utilizzato l’Icef per cercare di mirare l’intervento verso quelle persone che accanto alla condizione di non autosufficienza hanno anche una condizione economica più svantaggiosa». 12 milioni la somma a disposizione «che permette di intervenire solo sui casi di necessità evidente».
Questa immissione di denaro a sostegno delle persone non autosufficienti si somma ai 77 milioni di euro erogati tramite l'indennità di accompagnamento. «Risorse che potrebbero favorire la nascita di nuove imprese nel campo dei servizi alla persona, favorire lo sviluppo di maggiori servizi e diventare occasione di lavoro per il privato sociale». Questo anche in considerazione del fatto che «il pubblico da solo non potrà più farcela: il pubblico dovrà continuare a garantire l’accesso ai servizi a tutti e vigilare sulla qualità dei servizi, ma non si può pensare che tutto rimanga nelle mani del pubblico né che non ci sia un contributo da parte di chi può darlo. È inevitabile che bisognerà differenziare e nell’ottica di una maggiore equità chi ha qualcosa di più dovrà pagare i servizi qualcosa di più».
All'intervento dell'assessore sono seguiti quelli di Pier Luigi Gardini, Direttore del Distretto Centro Sud, di Monica Bonenti, Responsabile dell'U.O. Cure Primarie ambito Giudicarie e di Paola Maccani, Direttore per l'integrazione socio sanitaria dell'A.P.S.S. che hanno definito con precisione cos'è l'assegno di cura, a chi è rivolto, con quali modalità viene erogato e come si fa a beneficiarne.
All'esposizione dei tecnici è seguito un vivace dibattito che ha fatto emergere quanto il tema della non autosufficienza sia sentito e vicino alle esigenze della popolazione. In conclusione l'assessore della Comunità delle Giudicarie Luigi Olivieri dopo aver ringraziato pubblicamente l’assessore Rossi «per aver inserito nella legge finanziaria 2012 le garanzie per la prosecuzione del lavoro di pianificazione sociale che la Comunità ha portato avanti nel corso del 2012, interpretando le istanze e le necessità del proprio territorio», ha invitato l'Assessore Rossi a spendere alcune parole sulla situazione del presidio ospedaliero di Tione. Da Rossi sono giunte rassicurazioni ma non sono mancate delle puntualizzazioni che hanno evidenziato alcune criticità nella gestione delle strutture periferiche: «L'impegno di mantenere nelle periferia delle strutture efficienti e funzionali lo dimostrano gli investimenti fatti e i lavori che proseguono sul territorio e anche a Tione. Non intendiamo quindi disinvestire sugli ospedali di valle, ma la riduzione della spesa ci impone di operare delle razionalizzazioni. In quest'ottica crediamo sia necessario mantenere sul territorio le funzioni primarie, altre possiamo pensare di trasferirle a Trento. Penso ad esempio alle urgenze chirurgiche che di fatto vengono già trasferite per la maggior parte a Trento. Con un potenziamento del trasporto in elicottero con l'inserimento del volo notturno, possiamo permetterci di gestire l’emergenza in periferia in modo diverso». «La criticità dell'ospedale di Tione- ha proseguito Rossi- che è comune a tutti i nostri ospedali periferici, è quella di essere meno attrattiva per i professionisti. In particolare nella realtà giudicariese non nascondo l'attuale difficoltà di reperimento del nuovo primario di ginecologia anche perchè stiamo cercando di trovare una figura con la massima professionalità. Per quanto riguarda i punti nascita credo che si debba guardare agli standard (a Tione siamo sotto la soglia) ma anche agli esiti. Noi abbiamo gli esiti migliori in Italia e in Europa…».
L'assessore ha poi concluso dichiarandosi disponibile a partecipare al prossimo Consiglio della Salute per rispondere, assieme al Direttore dell’Azienda, dott. Flor, a tutti gli interrogativi e domande formulate nel redigendo documento del consiglio medesimo all’esito dell’audizione del direttore di Struttura e dei primari del Presidio Ospedaliero di Tione.
Cos'è l'assegno di cura?
L' assegno di cura è un intervento assistenziale integrativo dell'indennità di accompagnamento, diretto alle persone con una accertata condizione di non autosufficienza; prevede la corresponsione di somme in denaro proporzionali sia alla gravità dei casi che alla condizione economico-patrimoniale (ICEF) dei singoli richiedenti e delle sue famiglie. Sono individuati 4 livelli di gravità, per ogni livello è definito un importo minimo e uno massimo in relazione al valore ICEF.
A chi è concesso?
L'assegno di cura è concesso a chi ha i seguenti requisiti:
riconoscimento dello stato di invalidità civile e del diritto a beneficiare dell'indennità di accompagnamento;
residenza continuativa in provincia di Trento da almeno 3 anni;
condizione economica del nucleo familiare determinata attraverso l'ICEF con valore non superiore a 0,28.
Come si fa ad ottenerlo?
Il percorso per ottenere l'assegno di cura prevede essenzialmente 3 fasi:
La domanda va presentata ai patronati oppure agli sportelli di assistenza e informazione al pubblico della PAT dalla persona non autosufficiente o da un suo rappresentante. Gli uffici provvedono a calcolare l'ICEF e a trasmettere la domanda e il valore ICEF al distretto sanitario di residenza;
Qualora siano rispettati i requisiti previsti, il distretto sanitario invita alla visita per la valutazione del grado di non autosufficienza per l'individuazione dell'importo e, in accordo con la persona e la famiglia, redige il Piano Assistenziale individualizzato (PAI);
Il distretto sanitario comunica all'Agenzia per la previdenza integrativa (APAPI) il livello di non autosufficienza e questa provvede direttamente alla liquidazione.