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Dai "paesaggi rifiutati" ai "paesaggi riciclati"

Dai giovani partecipanti allo workshop idee e progetti per valorizzare le Giudicarie.

Si è chiusa con un incontro molto partecipato presso la casa della Comunità delle Giudicarie la settimana dedicata ai “paesaggi rifiutati”, un laboratorio territoriale-paesaggistico per riqualificare e valorizzare le risorse, con un gruppo di giovani allievi progettisti per trovare spunti di qualità per il nuovo Piano Territoriale di Comunità. Così la “porta” di Madonna di Campiglio viene ridisegnata, attraverso una sinuosa struttura in legno, per assumere sembianze più consone al paesaggio circostante segnato da una feroce urbanizzazione, ma anche dalla bellezza di boschi, malghe e vette; le Giudicarie diventano, attraverso l'abbraccio dei suoi corsi d'acqua, occasione per riscoprire a piedi o in bici un territorio che alterna le grandi centrali idroelettriche agli edifici religiosi, la potenza dell'acqua alla pace e al ristoro delle Terme; la discarica di Zuclo si trasforma in un Parco tecnologico dove l'utilità della produzione elettrica va a braccetto con un'area ludico-sportiva e di divertimento per i giovani.
Presenti la Presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini, che ha voluto e promosso l’iniziativa, ed il Professor Pino Scaglione dell'Università degli Studi di Trento, che ha coordinato il team di giovani progettisti con la sua supervisione scientifica, insieme ai membri della Commissione paesaggio della Comunità delle Giudicarie. Apprezzata la partecipazione del Presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, sin dalle prime battute sino alla conclusione dei lavori con consegna dei relativi attestati.

«Dopo una settimana di “laboratorio”, nella quale i giovani progettisti ed i professionisti che ci hanno accompagnato hanno lavorato con coinvolgimento e passione, desidero aprire questo momento di confronto innanzitutto con un ringraziamento agli allievi progettisti che si sono messi in gioco per dare un contributo al percorso del Piano Territoriale delle Giudicarie, coordinati dal Prof. Giuseppe Scaglione dell’Università di Trento» ha esordito la Presidente delle Giudicarie Patrizia Ballardini che ha aggiunto: «Questo Laboratorio, con tutte le sue componenti rappresenta un tassello del più ampio percorso intrapreso dalla Comunità delle Giudicarie rispetto al Paesaggio e più in generale rispetto al Piano Territoriale di Comunità, che sta prendendo forma in questi mesi. Partendo da un approfondimento dedicato ai “Paesaggi rifiutati”, paesaggi che l’intervento dell’uomo ha dequalificato, si è cercato di verificare la possibilità di ridare dignità e valore sociale al paesaggio, “recuperandolo” e dandogli nuova vita».

«Al centro quindi il tema del “Paesaggio”, che per le Giudicarie in particolare rappresenta la risorsa per eccellenza, quale contesto vissuto dai nostri Cittadini ma anche da tanti Ospiti, che a questo territorio hanno dato una prospettiva di sviluppo. Un paesaggio che deve essere sempre più oggetto di necessarie e sensibili attenzioni ai fini di promuovere un nuovo corso dello sviluppo, che privilegi percorsi sostenibili piuttosto che di sola espansione e crescita. Un paesaggio che nel segno della trasformazione, del recupero, della riqualificazione e dell'integrazione ma anche della ricerca e della sperimentazione progettuale, riesca a trovare una visione unitaria di qualità, nella consapevolezza che tutto «assume significato e conquista efficacia e concretezza solo se associato ad una nuova e rinnovata sensibilità degli amministratori del territorio».

Rinnovata sensibilità che è sembrata propria della sala, molto affollata grazie alla nutrita presenza di sindaci e assessori, progettisti, tecnici e giovani che hanno partecipato con attenzione allo svolgimento dei lavori proseguiti con l'intervento del professor Pino Scaglione. «Questa settimana la vita del paese di Tione è stata animata dalla presenza e dall'entusiasmo di moltissimi giovani». Entusiasmo che ha portato i ragazzi impegnati nei laboratori a rimanere fino a tarda notte al lavoro per finire i progetti da proporre facendo suonare incidentalmente l’allarme della Casa della Comunità, svegliando e allarmando alcuni giudicariesi. Ma aldilà di questi piccoli imprevisti ha aggiunto Scaglione «crediamo che questa esperienza sia stata un'occasione straordinaria per i giovani per introdursi al mondo della professione e prendere coscienza del mondo del lavoro e allo stesso tempo per riuscire a mettere in stretta relazione la ricerca con un territorio favorendo uno “scambio osmotico” che è linfa vitale per un percorso di alta formazione ma anche uno strumento prezioso per le amministrazioni per avere delle “visioni”».

L'essere visionari nel senso più positivo ed al tempo stesso concreto del termine diventa quindi uno stato necessario per capire il territorio e per «anticipare il futuro» diventa basilare per “indagare il territorio”, oggetto di studio del primo gruppo di lavoro. Così i ragazzi hanno evidenziato la necessità di conoscere il territorio attraverso il contatto con gli abitanti del luogo, attraverso interviste, ma anche attraverso dati che potessero fotografare la realtà economica, le eventuali divisioni morfologiche, la mobilità, le peculiarità di ciascuna zona... Così è emersa accanto alla necessità di potenziare una mobilità “fragile” l'esigenza di dare forza al turismo attraverso una valorizzazione della cultura dell’accoglienza, magari con un sistema di accoglienza diffusa, che possa coinvolgere tutti gli attori locali del territorio, dai produttori locali agricoli e quelli dell’artigianato, e allo stesso tempo abbia come punto di forza la formazione degli operatori che operano sul territorio. Ma non solo. Le “Identità insularizzate” sparse nelle Giudicarie dovrebbero trovare il modo per fare rete, per diventare un unicum che metta a frutto le potenzialità della “complementarietà”, avendo ben presente che «il tutto è più della somma della parti».

Tre i progetti analizzati in questa chiave da altrettanti gruppi di lavoro: “Rivisito Madonna di Campiglio”, “Lo specchio delle Giudicarie” e “Rifiuto Risorsa” affrontati con freschezza, creatività e competenza da una trentina di allievi progettisti, coordinati da tutor di esperienza. Attraverso lo sguardo disincantato e fresco di giovani provenienti da fuori provincia un focus sulla località alpina più nota delle Giudicarie, Madonna di Campiglio che è diventata oltre ad un luogo con straordinarie bellezze naturali, «una realtà che ha perso l’identità alpina per le troppe strutture» figlie del boom economico degli anni Ottanta. La “porta” di Madonna di Campiglio un biglietto da visita impresentabile, con alcune delle strutture ricettive, anche di Campo Carlo Magno che rappresentano pienamente “manufatti a rischio di abbandono”, che potrebbero ritrovare vita solo se riconfigurati e riutilizzati in chiave diversa; alcuni vecchi edifici, esempi di inefficienza energetica che vanno risolti e migliorati. E ancora: lo spazio pubblico potrebbe essere vissuto come spazio di relazione almeno nelle stagioni calde; il “paesaggio-parcheggio”, potrebbe trasformarsi in un “parcheggio nel paesaggio”; il punto di partenza del Dolomiti Brenta Bike un'occasione di sosta con un'area attrezzata.

Molti gli spunti forniti anche dal gruppo di lavoro che ha puntato la propria attenzione sulla valorizzazione dei bacini del Sarca e del Chiese, dando vita al progetto “Lo specchio delle Giudicarie”. Un approccio di suggestioni e di sensazioni che ha portato ad alcune interessanti considerazioni ed evidenziato la vocazione del paesaggio artificiale dell'energia della Valle del Chiese e delle sue valli laterali, contraddistinto dalle grandi opere di sfruttamento dell'acqua per la produzione di energia. Diversamente nella valle del Sarca, in aggiunta all'utilizzo industriale (anche per la troticoltura), l’elemento acqua viene coniugato in utilizzi legati al benessere e alla salute, alla cura della persona come nel caso delle Terme di Caderzone e di Comano. Così se la contrapposizione degli elementi antropici e quelli naturali, dell'energia e dell’acqua può essere superata con la fruibilità delle centrali stesse e con l'inserimento di elementi che valorizzino la storia e la cultura di questo paesaggio, l'area del Sarca sembra poter giovare di un migliore collegamento ciclopedonale delle varie aree, di una migliore accessibilità e di un potenziamento delle aree ludico-sportive e di quelle didattico-culturali che potrebbero trovare in appositi moduli in legno la base per un miglioramento informativo che aiuti a comprendere il territorio.

Sulla possibilità di trasformare in risorsa il rifiuto il lavoro del III gruppo di lavoro che partendo da un'analisi della situazione della discarica di Zuclo ha avanzato proposte per un recupero per un'area penalizzata da una destinazione d'uso importante necessaria per la comunità ma che ha privato i cittadini di un luogo per circa trent'anni. Così questo luogo deve diventare un punto di forza e di aggregazione per le Giudicarie. Ipotizzata la creazione di un polo tecnologico al quale affiancare un centro sportivo, spazi verdi, un impianto microeolico che potrebbero servire a mitigare l’aspetto imponente della discarica.

«Dalla elaborazione di questi progetti credo siano giunti molti spunti che ci potranno aiutare quando ci troveremo a definire le linee di intervento e i progetti per un paesaggio che riesca ad esprimere allo stesso tempo l’identità del nostro territorio e opportunità di sviluppo per le Giudicarie» ha sottolineato la Presidente Ballardini a conclusione della presentazione dei gruppi di lavoro.

La parola è passata quindi alla sala che si è dimostrata partecipe del percorso iniziato dalla Comunità delle Giudicarie e gli interventi hanno rimarcato l'opportunità di guardare al futuro nel rispetto delle radici e dei valori identitari. Agli interventi di Giuseppe Bonenti, presidente della conferenza dei sindaci, di Gianluca Cepollaro Direttore di Step, la scuola del paesaggio, di Annibale Salsa, di Franco Allocca, tecnico della provincia, del dott. Maurina, di Ivan Bugna in rappresentanza dell'ordine degli architetti del Trentino, dell'architetto Maurizio Polla responsabile dell’Ufficio di Piano delle Giudicarie, dell'ingegner Favaro, del Sindaco di Dorsino Giorgio Libera, del sindaco di Zuclo Paolo Artini, dell'assessore della Comunità di valle dell'alta Valsugana Briani e di molti altri rappresentanti di istituzioni e di categoria è seguito quello del presidente della Provincia Alberto Pacher: «L’attenzione al tema del paesaggio dimostrata con questa iniziativa, significa avere a cuore il tema dell'appartenenza, delle identità. Per troppi anni si è pensato che la logica degli amministratori dovesse essere quella del fare di più: oggi siamo impegnati in un'attività riparativa, nel recupero di alcune situazioni che erano scappate di mano, ma anche in una fase propositiva di ampio respiro. Penso al progetto del parco fluviale dove si guarda ad un'area che va dal ghiacciaio dell'Adamello al lago di Garda, una situazione eccezionale, un paesaggio che non ha eguali in Europa. Progetti che per noi significano valorizzazione delle risorse e quindi la possibilità di uno sviluppo sostenibile del territorio. Questo schema di lavoro, credo debba essere replicato anche nel resto del nostro territorio perché questo tipo di investimenti aiuta ad avere delle prospettive, e consente di pensare a delle comunità che abbiano un forte senso di appartenenza e allo stesso tempo una capacità di innovarsi e di proporre soluzioni di sviluppo».

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