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Prima ipotesi di progetto per il Parco fluviale del Sarca

La Comunità delle Giudicarie l'ha presentata ai Sindaci - Un Parco fluviale, dal più grande ghiacciaio d'Italia al più grande lago d'Italia - Il BIM del Sarca in prima fila.

Non è sicuramente un progetto attuabile in poco tempo (la legge non lo prevede ancora), ma l'idea ventilata nella sala della Comunità di un parco fluviale «dal Ghiacciaio dell'Adamello al Lago di Garda» potrebbe in futuro diventare realtà.
Il progetto è stato abbozzato nelle sue linee di fondo ieri sera nella casa della Comunità delle Giudicarie da Piergiorgio Ferrari, con la collaborazione di Gianfranco Pederzolli, Presidente del Bim del Sarca, Claudio Ferrari, responsabile provinciale delle aree protette e Giuliano Martini dello Studio “Elementi”, incaricato di fare delle valutazioni preliminari al progetto.
Un’idea che non prevede nessuna estensione delle aree protette esistenti, ma che delinea solo un nuovo modo di gestire le aree, con le Comunità e i Comuni protagoniste di una nuova gestione integrata in piena attuazione del principio della sussidiarietà responsabile contenuto nel piano urbanistico provinciale e che diventerà concreto con l’approvazione del Piano Territoriale di Comunità.
«Se i Comuni sono interessati e d’accordo, potremmo mettervi in rete con le realtà presenti ed estendere il parco del Basso Sarca anche al territorio delle Giudicarie» erano state le parole di Pacher di qualche tempo fa, ricorda il vicepresidente della Comunità delle Giudicarie Piergiorgio Ferrari. «Ora questa possibilità è reale. La Comunità delle Giudicarie ritiene il progetto positivo ai fini della valorizzazione del territorio a beneficio di residenti ed ospiti, con ricadute positive non solo dal punto di vista ambientale ma anche della promozione delle attività economiche legate al turismo. Ma al progetto devono credere per primi gli amministratori comunali. Da parte della Comunità delle Giudicarie c’è massima disponibilità ad investire risorse e a fare da coordinamento tra gli interlocutori coinvolti (Comuni, Provincia, Bim). In questa prospettiva, in futuro, diventerà strategico ed essenziale realizzare analogo progetto anche con i Comuni della Valle del Chiese e con il Consorzio Bim del Chiese».
«Finora il fiume è stato visto secondo due ottiche prevalenti: qualcosa da cui difendersi e qualcosa da sfruttare per la produzione di energia, e molte potenzialità non sono state valorizzate» esordisce Giuliano Trentini. «Il parco fluviale può essere visto come strumento di valorizzazione dell'intero territorio dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. In questa nuova visione il Parco non è un vincolo ma diventa il catalizzatore di progettualità sul territorio dove i diversi attori, a seconda della propria competenza (istituzionale e non), diventano protagonisti dell'ideazione e dell'attuazione degli interventi per perseguire una sostenibilità reale del progetto stesso».
I possibili ambiti d'azione possono spaziare dalla promozione di una gestione integrata e multiobiettivo degli gli ambiti fluviali alla riqualificazione ambientale del fiume e delle aree ad esso più prossime, dall’incremento qualitativo dell'acqua nel fiume e la mitigazione degli impatti indotti dal sistema idroelettrico alla fruizione del fiume e il recupero e sviluppo dei legami della comunità con il “proprio” fiume.
Ma attenzione, ci tiene a precisare Claudio Ferrari, «quando parliamo di parco fluviale utilizziamo un termine che non si riscontra nella vigente normativa, anche se si stanno facendo dei passi per inserirlo». In questa fase sembra quindi più corretto parlare di “reti di riserve”, per quelle aree presenti fuori parco che «rappresentino sistemi territoriali che, per valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare interesse, o per le interconnessioni funzionali tra essi, si prestano a una gestione unitaria, con preminente riguardo alle esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione».
Dunque «se i sindaci dei comuni "baciati dal Sarca" decideranno di fare rete e di collegare le riserve distribuite lungo il Sarca e di proporre interventi per il miglioramento ambientale nelle adiacenze del fiume con l'obiettivo non solo di salvaguardare il paesaggio, ma di renderlo più piacevole e allo stesso tempo più fruibile e accessibile ai cittadini è ipotizzabile un utilizzo della quota dei canoni aggiuntivi (derivati dalla rinegoziazione con HydroDolomiti dei canoni per sfruttamento dell'acqua per produrre energia) destinati al miglioramento ambientale, che ammontano a circa 1 milione di euro l'anno e che sono nelle disponibilità della Comunità delle Giudicarie, al quale si potranno aggiungere un nostro contributo e quello (in minima parte) dei comuni interessati» puntualizza Gianfranco Pederzolli. «Anche da parte del Bim del Sarca c’è massima attenzione verso questa iniziativa e siamo pronti a coordinare e a partecipare in modo attivo perché tutto possa svilupparsi al meglio».
Il prossimo passaggio prevede un approfondimento dell’interesse da parte delle Amministrazioni Comunali, funzionale al raggiungimento di un accordo di programma tra Comunità delle Giudicarie, Provincia autonoma di Trento, Comuni e BIM.

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