Incontro a Comano Terme promosso dalla Comunità delle Giudicarie con Comuni, istituzioni scolastiche, referenti per la sicurezza, privato sociale, volontariato e Azienda Sanitaria.

Incontro a Comano Terme promosso dalla Comunità delle Giudicarie con Comuni, istituzioni scolastiche, referenti per la sicurezza, privato sociale, volontariato e Azienda Sanitaria.
Una Comunità può dirsi tale se riesce a capire e a analizzare le situazioni e i contesti in cui si sviluppa e se individua e cerca di porre rimedio a situazioni di disagio che si possono presentare. E se i disagi riguardano le nuove generazioni diventa ancora più impellente la necessità di trovare strategie e mezzi condivisi per poterli risolvere e garantire delle prospettive ai giovani.
È su queste basi che la Comunità delle Giudicarie si sta muovendo ed è questa la logica che ha spinto a organizzare un incontro sulle problematiche giovanili. «Il primo di un percorso di ascolto che interesserà tutti i territori – come ha precisato la presidente della comunità, Patrizia Ballardini - finalizzato a una riflessione sulla realtà giovanile in Giudicarie non solo in termini di disagio ma anche di benessere e prevenzione, partendo dalle esperienze di tutti gli attori territoriali in grado di dare un contributo per costruire insieme alcune proposte operative».
In collaborazione con i sindaci delle Esteriori e con il presidente della conferenza dei Sindaci delle Giudicarie Giuseppe Bonenti, prendendo spunto anche da alcuni segnali importanti provenienti da fatti di cronaca recente, si è realizzato così un primo momento di analisi e di riflessione per condividere dati, esperienze, valutazioni, per provare a capire nel complesso mondo dei giovani.
Il quadro emerso dalla fase preliminare di ascolto messa in atto dalla Comunità delle Giudicarie per la stesura del Piano Sociale, è stato illustrato nei suoi tratti essenziali dall’Assessore competente Luigi Olivieri, con il supporto della responsabile del Servizio socio-assistenziale della Comunità Anna Lisa Zambotti.
«In primo luogo vi è una preoccupazione diffusa tra i giovani sulle prospettive a loro offerte e sugli sbocchi lavorativi post studi: a fronte di una disponibilità di ragazzi che hanno realizzato percorsi formativi di medio-alto livello e che sono specializzati nelle più svariate discipline, anche in settori di nicchia, vi è l’incapacità del territorio stesso di assorbire questo capitale umano offrendo opportunità occupazionali e di sviluppo professionale adeguate alle loro aspettative».
Evidente anche una difficoltà di accedere a momenti di arricchimento culturale e di aggregazione giovanile sul territorio: «La scarsa presenza di luoghi di incontro e svago giovanile con carenza di spazi che possano rispondere alle esigenze dei giovani si contrappone alla necessità di creare momenti di aggregazione, punto essenziale per il confronto, la comunicazione e lo scambio di idee».
Complesso e sfaccettato il problema delle dipendenze: «Dall’analisi qualitativa emerge che quella da alcool, storicamente la più preoccupante sul territorio delle Giudicarie, è molto diffusa anche tra i giovanissimi. Soprattutto durante i week end e in occasione delle feste di paese l’abuso di alcool è fortemente praticato, tanto che per molti giovani sembra essere “l’unica risposta all’esigenza di svago e divertimento”».
Altro fenomeno in fase dilagante è la dipendenza da gioco, che prende sempre più piede anche nei centri periferici e che è spesso correlata a problemi economici.
Infine la dipendenza da sostanze psicotrope coinvolge una significativa parte della popolazione con maggiore concentrazione nelle zone vicine ai grandi centri, come la parte bassa della Valle del Chiese.
Emerse, anche grazie ai contributi degli intervenuti all’incontro, molte altre criticità del mondo giovanile.
Una testimonianza importante è giunta dal Presidente della cooperativa L’Ancora Mariano Failoni che ha sottolineato come sia necessario «collaborare con la scuola con interventi nell’ambito dell’educazione alla sessualità e all’affettività e su specifiche situazioni di disagio familiare” e come diventi determinante “lavorare sulla prevenzione, cercando di collegare la parte del mondo giovanile impegnata nelle associazioni con le fasce più fragili dei giovani».
La dirigente dell’Istituto Comprensivo delle Giudicarie esteriori Daniela Bellabarba ha evidenziato un «disagio grave e piuttosto diffuso nell’ambito scolastico e in particolare nelle scuole medie» tant’è che «una commissione di lavoro si occuperà della costruzione di un progetto di educazione alla cittadinanza attiva, con azioni sia di tipo informativo che operativo finalizzate a far sperimentare ai ragazzi concetti quali solidarietà e rispetto».
La referente per il Distretto sanitario Centro Sud Lucia Gatti, operatrice del Servizio di psicologia clinica di Riva del Garda, ha approfondito il concetto di “disagio”, come uno stato che può essere sperimentato da ogni persona in alcuni momenti della vita e che può trasformarsi in “disturbo” a causa di particolari condizioni ambientali, familiari, individuali o sociali. Compito di chi ha a cuore il bene della Comunità è mettere a punto quelle protezioni che ostacolino la trasformazione di uno stato di disagio in disturbo.
Moltissimi altri interventi in sala hanno testimoniato l’attenzione di amministratori ed enti per la tematica discussa. Il Comandante del Corpo di Polizia locale “Giudicarie” Carlo Marchiori, il Sindaco del Comune di Dorsino Giorgio Libera, il Maresciallo della Stazione dei Carabinieri di Ponte Arche Marco Carassia per rimarcare una situazione grave per quanto riguarda la dipendenza da alcool, sostanze psicotrope e da gioco; il Consigliere provinciale Margherita Cogo per invitare a una riflessione sulla “normalità” del tessuto sociale che tenga conto di un’educazione a una sessualità consapevole, da attuare nelle scuole con strumenti altamente professionali e sufficienti risorse, unitamente all’educazione civica e alla legalità di cui potrebbero occuparsi i Piani giovani; il Presidente della Conferenza dei sindaci Giuseppe Bonenti per rilevare la necessità di adottare una visione maggiormente realistica del nostro territorio, che presenta problematiche ormai simili a quelli delle città, da affrontare sempre di più attraverso un lavoro in rete tra le istituzioni e gli attori sociali; il Direttore dell’Ufficio per le politiche giovanili dell’Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili Francesco Pancheri per ricordare l’obiettivo dell’Agenzia di “inter-agire per il benessere” accompagnando il territorio nell’attivazione di azioni “dal basso” attraverso le progettualità proposte dai tavoli di lavoro nell’ambito dei Piani giovani; l’assessore alle attività sociali del Comune di Comano Terme Micaela Bailo che ha invitato ad “utilizzare” quanto di negativo è accaduto per responsabilizzarsi e ha comunicato che è intenzione dei comuni di Bleggio superiore e di Comano Terme avviare l’esperienza del Piano giovani; Il Sindaco di Comano Terme Livio Caldera per confermare il compito dei comuni di lavorare per le politiche giovanili, con azioni di sostegno al ruolo educativo delle famiglie.
E ancora il Sindaco di Bleggio Superiore Alberto Iori e il Sindaco di Stenico Monica Mattevi che hanno evidenziato la presenza di numerose associazioni di giovani attive soprattutto in ambito sportivo e la necessità che il Piano giovani nasca su queste esperienze di coesione sociale; il Decano di Lomaso don Gilio Pellizzari che ha ribadito la necessità di investire sulle potenzialità delle persone e dei giovani in particolare e ricordato il contributo delle parrocchie e degli oratori nell’ambito educativo; infine il consigliere provinciale Roberto Bombarda che ha rilevato la necessità di ricollocare le risorse e definire delle priorità, sollecitando la Comunità a intervenire attraverso un coordinamento dei Piani giovani o azioni sovracomunali, anche in considerazione delle difficoltà dovute alla conformazione geografica del territorio che rende difficile una progettazione integrata.
A far tesoro di tutti questi spunti anche l’assessore Olivieri che ha ribadito come «nel processo di costruzione del piano sociale si siano individuate alcune azioni nel campo delle politiche a sostegno dei giovani e delle famiglie e vi sia la necessità di costruire un forte contatto con il territorio, per la verifica dell’analisi effettuata e la conseguente attivazione di risposte». Risposte che in parte sono già attive e che si esplicano nei servizi che la Comunità offre alla popolazione e ai giovani giudicariesi (e dei quali segue uno schema riassuntivo). Risposte che la Comunità intende affinare in particolare rispetto alle esigenze del mondo giovanile.
La presidente della Comunità, Patrizia Ballardini, ha confermato interesse e massima disponibilità «in sinergia con le Amministrazioni Comunali e di concerto con i Piani giovani già attivi sul territorio, per costruire un “Piano giovani di comunità” – alla luce dell’apertura mostrata da parte dell’Agenzia per la Famiglia PAT proprio in questi giorni - mirato a lavorare in primis sul benessere e quindi sul disagio giovanile. Un primo progetto potrebbe essere proprio la costituzione di un Centro Territoriale per l’Orientamento, che si affianchi al progetto attivato da tempo dalla Comunità e volto a sostenere le famiglie nel loro ruolo educativo (“Familiar…mente”) ed al progetto “Costruiamo il Futuro insieme”, attivato un anno fa dalla Comunità con i giovani giudicariesi».
«Da questo incontro risalta la necessità di fare rete per gestire una tematica complessa sia nei suoi aspetti di disagio che preventivi» ha sottolineato in conclusione la Presidente Ballardini: «Pertanto appare essenziale una sinergia tra pubblico e volontariato in una logica di sussidiarietà, con un focus sul tema della cittadinanza attiva. Da parte nostra c’è assoluta disponibilità nel proseguire questo percorso di ascolto del territorio insieme ai Comuni e ad un’azione di stimolo e coordinamento delle varie iniziative».
* * *
Servizi e interventi socio-assistenziali sul territorio promossi e gestiti dalla Comunità delle Giudicarie
· Interventi di servizio sociale professionale:
gli interventi di sostegno psico-sociale, attività di consultorio, interventi di aiuto per l’accesso ai servizi, segretariato sociale, interventi di tutela si realizzano attraverso la relazione con la persona portatrice di un particolare bisogno, difficoltà o problema; la valutazione dell’assistente sociale è trasversale ai bisogni che sottendono ad una richiesta di intervento e che si traducono in domanda di accesso alle prestazioni e ai servizi socio-assistenziali. Se per le richieste di segretariato sociale (assegni provinciali, invalidità civile, pratiche amministrative in genere) il contatto con l’utente si esaurisce in un incontro per le informazioni o l’assistenza per la compilazione di domande e la raccolta di documentazione, per gli altri interventi è richiesto un approfondimento del problema da parte dell’operatore con successive fasi e con più momenti di incontro (colloqui in ufficio, visite domiciliari) con la persona stessa. Gli interventi inerenti attività consultoriali, ad esempio nei casi di separazione di coppia, relazioni conflittuali tra genitori-figli, interruzione di gravidanza, sono effettuati dall’assistente sociale che opera all’interno del Consultorio dell’Azienda sanitaria. Sono promossi anche interventi di prevenzione e promozione indirizzati a gruppi di persone (gestanti in procinto del parto, studenti delle scuole superiori) per specifiche problematiche .
Nell’ambito degli interventi per l’accesso ad altri servizi (non finanziati dalla l.p. nr.14/91) sono compresi quelli destinati alle persone che presentano situazioni personalil o familiari complesse che richiedono interventi integrati da parte dei servizi sanitari, scolastici, educativi, con il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche e di altri enti privati presenti sul territorio.
Interventi di tutela: sono estrapolati dalla cartella sociale informatizzata usata dalle assistenti sociali e riguardano tutte le fasce di utenza. Sono attivati dal servizio sociale su mandato dell’Autorità giudiziaria in ambito sia civile che penale. Rientrano negli interventi di tutela: la segnalazione alla Magistratura di situazioni pregiudizievoli, l’indagine conoscitiva su richiesta della Procura, l’esecuzione di decreto per il sostegno, la vigilanza e il controllo nei confronti di minorenni, l’affidamento educativo-assistenziale al servizio sociale, la regolamentazione delle visite dei genitori con i figli e, nelle situazioni di grave pregiudizio, di allontanamento del minore
Dagli inizi degli anni ’90 nelle Giudicarie la rete di servizi socio-assistenziali ed educativi per minori si è potenziata con l'intervento del privato sociale che, in convenzione con l'Ente pubblico, ha avviato esperienze e iniziative di prevenzione e di aiuto nei confronti di ragazzi e bambini con difficoltà socio-relazionali e familiari, lavorando nel contempo sulle capacità educative della famiglia di origine anche attraverso l’attivazione delle risorse del territorio.
· Servizi a carattere semi-residenziale per minori:
il centro diurno e Centro aperto per minori: La Comunità delle Giudicarie ha sottoscritto convenzioni con la Cooperativa L’Ancora e Comunità Murialdo per offrire servizi di aiuto e sostegno ai bambini con difficoltà relazionali e familiari e contrastare situazioni di disagio e rischio di marginalità a cui possono essere soggetti ragazzi pre-adolescenti ed adolescenti nelle Giudicarie. Compito prioritario dell’educatore è quello di facilitare l’inserimento e l’integrazione del minore nel gruppo, affinché sviluppi una sua identità sociale e impari a rapportarsi in modo adeguato alle situazioni e alle persone di riferimento. La Comunità Murialdo opera a Storo e nella bassa val del Chiese attraverso attività ed iniziative come il Centro diurno “L’Arca” e il Centro aperto che coinvolgono i bambini della scuola elementare dell’Istituto Comprensivo di Storo. Queste strutture si sono confermate un osservatorio importante per intervenire precocemente sulle situazioni a rischio.
La cooperativa L’Ancora ha sviluppato alcune aree di intervento tematico prendendo spunto dalle richieste ed esigenze emerse nel territorio: l’area dei laboratori didattici, l’area scuola-famiglia, l’area animazione-volontariato, l’area formazione-lavoro.
Nel Centro diurno di Ponte Arche nelle Giudicarie Esteriori si accolgono bambini e ragazzi con difficoltà di integrazione sociale e a rischio di emarginazione segnalati dai servizi sociali; il Centro di Ponte Arche e quelli di Tione e Pinzolo (finanziati direttamente alla cooperativa L’Ancora dalla PAT sulla base della l.p. nr 35/83) si propongono come luogo di opportunità relazionali, di crescita, di scambio, di incontro e di formazione, consentendo di perseguire gli obiettivi previsti dai progetti educativi individualizzati.
Il Centro di aggregazione giovanile: il progetto Giovani, quale iniziativa finanziata dalla Comunità nella convenzione con Comunità Murialdo, riconosciuta in questi anni all’interno della comunità quale efficace punto di riferimento per i giovani adolescenti a rischio di emarginazione (alcuni fuoriusciti dal centro diurno) e per le varie associazioni ed enti che si occupano di giovani. Dal 2003 si nota una discreta presenza di pre-adolescenti femmine, mentre in passato il ritrovarsi al Progetto Giovani sembrava essere una prerogativa maschile.
Il Centro di socializzazione al lavoro: la cooperativa L’Ancora ha avviato l'iniziativa “E…state lavorando” per dar modo ai ragazzi in situazione di disagio relazionale e sociale di svolgere, soprattutto d’estate, attività lavorative nelle diverse aziende della zona.
· Servizi a carattere residenziale per minori:
Nelle Giudicarie non esiste alcuna struttura residenziale o comunità per minori; pertanto il collocamento in strutture educative residenziali fuori delle Giudicarie avviene spesso in concomitanza di un provvedimento emanato dall’Autorità giudiziaria limitativo della potestà genitoriale e con l’affidamento dei minori ai servizi sociali per interventi socio-educativi. L'affidamento in strutture residenziali di tipo comunitario e familiare rappresenta per questi ragazzi minorenni un'opportunità per recuperare una dimensione positiva di vita attraverso relazioni significative e rapporti costruttivi.
· Assistenza domiciliare:
L’assistenza domiciliare si articola in diverse prestazioni integrabili tra di loro ed è concessa alle persone che, per vari motivi, si trovano im una condizione di limitata autonomia e che non potrebbero da sole rispondere alle esigenze della vita quotidiana. Spesso questi servizi (pasti a domicilio, pasti presso strutture, lavanderia e teleassistenza) vengono erogati congiuntamente in modo da garantire all’utente, solo o inserito in un nucleo familiare, un maggior sostegno e protezione all’interno del suo ambiente di vita. Nel 1996 l’allora Comprensorio aveva preso la decisione di esternalizzare il servizio a soggetto privato e tutt’ora la cooperativa Assistenza di Tione gestisce il 90% dei servizi di aiuto, cura e assistenza erogati prevalentemente alle persone anziane. L’assistente sociale rimane responsabile dei progetti assistenziali che vengono adeguati in relazione al variare delle condizioni dell’utente e verificati a domicilio e/o attraverso sistematici contatti con la responsabile della cooperativa e con gli operatori stessi.
· Interventi educativi a domicilio per minori e/o disabili, affidamento familiare, accoglienza di minori o adulti presso famiglie e singoli:
Sono interventi finalizzati a contenere il fenomeno dell’istituzionalizzazione offrendo al minore e/o al disabile l’alternativa di un contesto accogliente, di solidarietà e di cure particolarmente significative sotto il profilo pedagogico, affettivo e relazionale. Gli interventi educativi a domicilio, promossi da Comunità Murialdo e L’Ancora per i minori e dall’associazione Comunità Handicap per i disabili sono finalizzati a sostenere lo sviluppo della persona adulta o minorenne attraverso programmi educativi personalizzati attuati a domicilio e a sostegno delle capacità educative del nucleo familiare. Nella gestione di progetti come l’affidamento familiare l’assistente sociale che ha in carico il minore mantiene i contatti sia con la famiglia affidataria che con la famiglia di origine, mediando eventuali conflitti e vigilando sulla corretta gestione dell’affidamento e sull’integrazione del minore nel nuovo contesto.
· Adozione:
E’ un istituto volto a proteggere e tutelare la crescita del minore in stato di abbandono attraverso l’accoglienza definitiva in un nucleo familiare. Con l’adozione egli diventa a tutti gli effetti figlio legittimo degli adottanti e cessano i rapporti con la famiglia di origine. L’adozione può essere internazionale o nazionale. La centralità del bambino è il principio fondamentale di tutta la normativa che si fonda sul diritto del bambino a una famiglia adeguata e non sul diritto della coppia a un bambino. La competenza in materia di adozione viene svolta per le Giudicarie dalla Comunità della Valle di Non ed è tutt’ora in fase di revisione.
· Mediazione familiare:
E’ un servizio svolto con il supporto dell’associazione ALFID di Trento, rivolto a coppie di genitori in fase di separazione o divorzio per superare conflitti e recuperare la capacità genitoriale di gestire, di comune accordo, il rapporto con i figli nella quotidianità. La mediazione familiare ha come obiettivo principale quello di promuovere il benessere e la qualità di vita dei figli, spesso coinvolti in modo strumentale nelle conflittualità, salvaguardando i loro rapporti affettivi con entrambi i genitori.
· Spazio neutro:
Servizio finalizzato a favorire l'esercizio del diritto di visita e di relazione del minore con i propri familiari nel caso di separazione dei genitori, di affidamento familiare, di affido a servizi residenziali o di allontanamenti del minore dal nucleo familiare a seguito di intervento giudiziario. Uno spazio "terzo",lontano dalle dinamiche quotidiane e dal carico di tensione che possono portare con sé, dove genitori e bambini possono incontrarsi al fine di contenere le eventuali dinamiche di conflitto. Nel 2010 sono stati attivati tali interventi per tre minori.