1. Il bacino imbrifero
La Sarca è un fiume che presenta due peculiari caratteristiche: la prima è data dal ripetersi del toponimo “Sarca” per tutti i rami principali che scendono dalle sorgenti del gruppo Adamello-Presanella; la seconda è motivata dall’essere l’unico fiume che da immissario ed emissario di uno stesso bacino lacustre cambia nome: infatti entra nel lago di Garda (km 63) come Sarca (km 78) e ne esce come Mincio (km 75) per confluire da sinistra nel Po.
Difficile definirne la sorgente precisa e concordemente accettata come principale. Per comodità si fa riferimento al ramo più a nord della Sarca di Nambino o di Campiglio, il quale riceve in sponda destra laSarca di Nambrone (poco a nord di Carisolo) e la Sarca di Genova (a Pinzolo). Da qui alla foce lacuale il toponimo si definisce in la Sarca, senza più alcuna specificazione. L’elenco delle acque pubbliche inserisce pure la Sarca d’Amola (affluente di destra della Sarca di Nambrone).
Il bacino imbrifero Sarca-Mincio-Garda si estende oltre i confini regionali; in provincia di Trento viene distinto in alto e medio Sarca (Giudicarie) ed in basso Sarca (Valle dei Laghi, “Sommolaco” di Arco-Riva, valle di Ledro). Immenso e notevole il patrimonio di acque in terra giudicariese: circa 350 i torrenti, le sorgenti, i rivi, i laghi inseriti negli elenchi ufficiali; i soli laghi (sempre in Giudicarie) sono una cinquantina, tutti di carattere glaciale ad alta quota. Sul fondovalle si hanno unicamente il lago di Molveno (mc 3.270.000, a m 823 s.m., in territorio orografico giudicariese ma non amministrativo), ed il bacino idroelettrico di Ponte Pià (mc 3.800.000, a m 463 s.m.).
Numerosi gli affluenti della Sarca; seguendone il corso da Madonna di Campiglio verso sud, nel tratto sino a Pinzolo, dal Gruppo di Brenta, in sponda sinistra, confluiscono i rii Vallesinella, Val Brenta e Valagola. Quindi i principali sono: rio Bedù di Pelugo(val di Borzago, confluenza di destra a Pelugo), rioBedù di San Valentino (valle omonima, d., Villa-Iavré), rio Finale (d., Verdesina), torrente Maftina (d., Villa-Tione), torrente Arnò con torrente Roldone (val di Breguzzo, d., Tione), rio Manéz (s., Preore), rio Redivér(d., Saone), rio Algone (valle omonima, foce bacino di Ponte Pià), rio Bianco (Stenico, s. Ponte Pià), torrenteDuina (Bleggio-Lomaso, d., Ponte Arche), torrenteAmbiéz (valle omonima, Banale, s., gola de Limarò), torrente Bondai (Nembia-Banale, s., gola del Limarò).
Dei circa 50 laghetti alpini, quasi tutti nel gruppo dell’Adamello-Presanella, si possono ricordare: lago di Nambino (m 1767), laghi di Serédoli (m 2368, m 2241), lago delle Malghette (m 2082), lago di Valàgola(m 1595), laghi Nero e Ritorto (m 2325, m 2056), lago di Nambrone (m 2436), laghi di Cornisèllo (m 236, m 2083, m 2112), lago Scuro (m 2661), lago e pozze diMandrone (m 2238), laghi di Germènega (m 1871, m 1962, m 2077), laghi di San Giuliano e Garzonè (m 1942, m 1938), laghi di Valbona (m 2195, m 2046).
La Sarca, nel suo primo tratto, scorre in direzione NS, ma a Tione inverte la sua direzione per procedere in direzione E, fino a Sarche, per circa 15 chilometri, per poi riprendere il suo corso verso sud. nel tratto Tione-Sarche ha solcato due profonde gole: quelle di Ponte Pià (o della “Scaléta”) e del Limarò; due canyon - brevissimo il primo, lungo alcuni chilometri il secondo - che sono stati resi transitabili dall’uomo solo dopo il 1850. Assumono particolare interesse per gli appassionati di geologia.
Nei secoli numerose le alluvioni e le piene, con conseguenze disastrose in val Rendena e nella “busa” di Tione. Solerte, però, anche l’opera dell’uomo che ha saputo usufruire di tanta incommensurabile ricchezza per l’irrigazione del pur limitato terreno agricolo di fondovalle, per azionare opifici vari - segherie, molini, officine -, per il trasporto del legname da ardere (vetrerie), per le pescicolture, per la produzione di energia elettrica. Quest’ultimo sfruttamento ha coinvolto, negli anni ’50, tutto il bacino del Sarca in provincia di Trento, sottoponendo l’intero territorio giudicariese ad un completo rovesciamento dell’equilibrio ambientale. Infatti le acque della Sarca di Nambino, di Nambrone-d’Amola e di Genova - unitamente a quelle dei torrenti Arnò e Fiana - sono state (e sono) incanalate in gallerie di decine di chilometri e trasportate - in roccia sotterranea - al lago di Molveno, trasformato (irreparabilmente) in bacino idroelettrico per alimentare la grandiosa centrale idroelettrica di Santa Massenza (valle dei Laghi). Tutto il bacino della Sarca è stato così depauperato del suo elemento vitale e tutto il territorio ne ha risentito (e ne risente) in maniera negativa e permanente. Vivace ora la lotta anche per evitarne l’inquinamento e per conseguire interventi di nuovi possibili equilibri ecologici.
2. Lo sfruttamento idroelettrico
Gli impianti idroelettrici sulla Sarca sono dei più grandiosi ma anche dei più "sistematici" nel senso che si sono captate le acque di infinite sorgenti e di tutti i corsi d’acqua così da impoverire tutto il territorio, tenendo presente anche il fatto del trasporto delle acque in gallerie sotterranee o in tubazioni ermetiche da una vallata all’altra.
L’impianto idroelettrico di S. Massenza utilizza in un’unica centrale, sotto salti distinti due derivazioni: quella del lago di Molveno (denominata S. Massenza 1) e quella di Ponte Pià (denominata S. Massenza 2).Il sistema di captazione, costituito da un canale di gronda in galleria, lungo 46,5 km, fa capo a tre prese principali e 21 minori. Il complesso inizia con la presa sul torrente Gavardina (Fiana) nella Valle omonima a lato dell'abitato di Bondo, le cui acque, unite a quelle derivate dal torrente Arnò, vengono immesse nel canale di gronda che percorre tutto il versante destro della Val Rendena, alla quota di 900 m slm, dalla Val d’Arnò alla Val Genova.
Lungo il tragitto vengono derivati tutti gli affluenti della Sarca (Maltina, Finale Bedù I e II e altri) le cui acque sono poi convogliate nella vasca posta all’imbocco della Val Genova che raccoglie pure le acque della Sarca della valle omonima. Il canale all’uscita della Val Genova raccoglie le acque della Sarca di Nambrone e della Sarca di Campiglio attraversati mediante due ponti-canale, scende e dopo aver captato alcuni affluenti di sponda sinistra della Sarca, attraversa in galleria il gruppo del Brenta ed arriva al Lago di Molveno. La portata media affluente al lago di Molveno è di 41,00 mc/sec. Di questi 20 mc/sec dopo esser stati utilizzati per far funzionare la centrale di Nembia vengono reimmessi nel lago di Molveno.
Il lago di Molveno è stato sistemato a serbatoio stagionale mediante la costruzione di una diga di ritenuta (alta 17,60 ml, lunga 129,40 m e larga alla base 46,00 ml), e di due bocche di presa sul fondo del bacino. La quota di massimo svaso ordinario è fissata a 780.00 slm permettendo un’oscillazione del pelo libero d’acqua al massimo di 45 ml. Dal lago di Molveno l’acqua mediante una galleria di circa 5 km e del diametro di 4,80 ml attraversa il monte Gaza e giunge in due condotte forzate alle turbine di S. Massenza I.
L’impianto di S. Massenza 2 fa perno sul bacino diPonte Pià ottenuto con lo sbarramento della Sarca nella forra della Scaléta mediante una diga ad arco in calcestruzzo. L’aumento in fase di costruzione di 9,00 ml dell’altezza della diga rispetto al progetto iniziale (del 1947) ha comportato il trasferimento della sede stradale nell’attuale collocazione in galleria sulla destra della forra causa la sommersione del tracciato originario. Da Ponte Pià l’acqua residua della Sarca e dei suoi affluenti della zona Bleggio e Lomaso giunge anch’essa alla centrale di S. Massenza in condotta forzata.
La centrale di S. Massenza è collocata in una caverna cui si accede tramite un tunnel di 360 ml. La sala macchine della centrale è lunga 192 ml, larga 29 e alta 28. la restituzione dell’acqua della Sarca avviene tramite i laghi di S. Massenza, Toblino, l’emissario Rimone di Toblino ed il lago di Cavedine. Da qui le acque vengono nuovamente convogliate nella galleria della centrale di Torbole per essere poi messe nell’ultimo tratto della Sarca e sfociare nel lago di Garda.
Mario Antolini
