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Il Chiese

1. Il bacino imbrifero

Il fiume Chiese scorre nella parte sud-occidentale delle Giudicarie fra le propaggini meridionali del Gruppo dell’Adamello ad O e la dorsale Càdria-Rocca Pagana ad E. Il suo bacino imbrifero in provincia di Trento si estende per circa 390 kmq., con quote massime di 3402 e minime di 370 m.s.l.m.

Il corso fluviale superlacuale nasce dalle fronti delle “vedrete” di val di Fumo nel gruppo dell’Adamello e si fa immissario, dopo circa 50 chilometri, del lago d’Idro. Lungo il suo percorso segue la val di Fumo (dalle sorgenti a Bissina), la val di Daone (da Bissina e Clusone-Creto) e la media val del Chiese (da Clusone-Creto alla foce lacuale). Il suo affluente principale è l’Adanà, che gli si congiunge a Creto (Pieve di Bono), in sponda sinistra, dopo aver solcato la Valle di Bondone (Comuni di Lardaro e di Roncone) e ricevuto le acque della valle di Bono (lago di Roncone - Pieve di Bono). Il bacino imbrifero del Chiese è ricchissimo di acque, tanto è vero che si contano oltre 60 affluenti e subaffluenti (rii), 14 laghetti più i 3 bacini artificiali a scopo idroelettrico, ed ancora centinaia di sorgenti di cui 45 inserite negli elenchi ufficiali.

In val di Daone, fra gli altri, si possono ricordare gli affluenti: in sponda destra i rii, denominati canai del Cap, Rondon, Casinèi Novo, Ribor; in sponda sinistra i rii Valle Danèrba, Rodoten, Valbona, Rolla, Pramaggiore e canai del Pàsten. Lungo l’asse Adanà-Chiese (Lardaro-Caffaro) i principali affluenti sono il torrente Reveglèr (d, Lardaro), poi i rii di Marach, di Bèr (s, Agrone), Caino (s, Cimego), Giulis(d, Condino), Sorino (d, Cà Rossa-Storo); e ancora il torrente Pàlvico (s, Storo), il rio Santa Barbara (d, Lodrone), il torrente Caffaro (d, Lodrone) ed il rio diBondone (foce nel lago d’Idro).

La voce “laghi” si riferisce quasi esclusivamente a laghetti glaciali d’alta quota nel Gruppo dell’Adamello dalle dimensioni assai limitate: suggestive visioni riservate soprattutto agli alpinisti. Fra i più noti, i laghiMalga Clef (m 1770), Nero-Reotén (m 2151), diCampo (m 1944), d’Avola (m 2471). Sulla sella omonima il lago di Roncone (mq 27.500 a m 782) ed illago d’Idro (interamente in provincia di Brescia). Vanno ricordati i tre bacini artificiali per lo sfruttamento idroelettrico costruiti in val di Daone: Ponte Murandin(a quota 717, capacità mc 300.000), malga Boazzo (m 1224, mc 11.800.000), malga Bissina (m 1778, mc. 60.000.000).

Il Chiese, con i sui affluenti, ha caratterizzato di sé la vita degli abitanti dei villaggi sorti via via nei secoli lungo le sue sponde. Essi ne hanno temuto e patito le piene e le disastrose inondazioni, ma ben presto impararono a convivere col fiume e del fiume: i contadini ne incanalarono le acque per l’irrigazione, mentre gli artigiani le sfruttarono come energia motrice: molini, opifici, segherie, officine di fabbri-ferrai, falegnamerie, filande, fucine fabbriche nastri. Grande importanza assunse - nei secoli XIV/XIX - la“fluitazione del legname”: un traffico commerciale di vaste proporzioni per il trasporto di tronchi, di cui era ricca la valle, verso il Bresciano, usufruendo intelligentemente e razionalmente le grandi masse di acque con accorgimenti tecnici di notevole inventiva.

L’avvento dell’energia elettrica segna la svolta definitiva del corso delle acque chiesane. A cavallo del secolo si inizia con i piccoli impianti a forma cooperativa di Condino, Roncone, Creto e Storo: una forma di sfruttamento che non incideva radicalmente sull’impianto ambientale. Negli anni ’50 i grandisfruttamenti idroelettrici nelle Alpi coinvolsero anche tutte le acque del bacino del Chiese, trasformando radicalmente gli stessi corsi fluviali ed incidendo profondamente la stessa economica e gli usi e costumi di intere popolazioni. Oggi - anni ’90/2000 - è diffuso e motivato interesse per la salvaguardia ambientale contro ogni forma di inquinamento delle acque e di squilibrio ecologico nell’intento di recuperare al meglio il più determinante patrimonio naturale dell’intero territorio.

2. Impianti idroelettrici principali

Per l’utilizzazione a scopo di produzione di energia idroelettrica delle acque del bacino dell’Alto Chiese, a monte del Lago di Idro sono stati realizzati tre impianti principali che si sviluppano tra quota 1788 e 390 m. s.l.m. con tre centrali alimentate da quattro serbatoi di cui due stagionali (Bissina e Boazzo) con una capacità complessiva utile di invaso di circa 72.380.000 metri cubi.

La prima centrale, denominata di Malga Boazzo, in Comune di Daone, utilizza le portate regolate dal serbatoio stagionale di Malga Bissina della capacità utile di 60.045.000 mc. su un salto lordo massimo di 560 m. con due gruppi generatori da 48.000 KVA azionati da turbine di tipo Pelton ad asse orizzontale.

La seconda centrale, denominata di Cimego, in Comune di Pieve di Bono, utilizza le portate regolate dal serbatoio stagionale di Malga Boazzo della capacità utile di circa 11.800.000 mc. su un salto lordo di 738 m. con due gruppi generatori da 110.000 KVA azionati da turbine di tipo Pelton ad asse orizzontale. Nella centrale di Cimego vengono utilizzate anche le portate regolate dal serbatoio settimanale di Ponte Murandin, della capacità utile di 298.800 mc. con un gruppo generatore da 12.000 KVA azionato da una turbina di tipo Francis ad asse verticale.

La terza centrale, denominata di Storo, in Comune di Storo, utilizza le portate regolate dal serbatoio giornaliero di Cimego, della capacità utile d 267.000 mc. su un salto lordo di 95 m. con un gruppo generatore da 22.000 KVA azionato da una turbina di tipo Francis ad asse verticale.

Impianti di Comuni, Consorzi e Privati 
Due impianti del Consorzio Elettrico di Storo utilizzano l’acqua del torrente Palvico, con centrale ubicata in Comune di Storo: Impianto Idroelettrico “Pàlvico 71”,impianto realizzato tra il 1969 ed il 1971 e nel corso del 1988; Impianto idroelettrico “Palvico ex 34”, impianto realizzato nel 1934. A Darzo, in Comune di Storo, sono in esercizio due centraline idroelettriche: la prima della“Industria Mineraria Maffei” che utilizza l’acqua del rio S. Barbara su un salto di circa 790 m. La seconda della “Società Mineraria Baritina” che utilizza l’acqua del rio Bianco su un salto di circa 1000 m. L’acqua del rio S. Barbara viene inoltre utilizzato per alimentare la centralina dell’Hotel Castel Lodron di Lodrone con una potenza installata di 200 KVA. Nel 1987, è entrata in servizio la Centrale di Salatino del Comune di Pieve di Bono; inserita nell’acquedotto Comunale, utilizza un salto di 395 metri.

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Fiumi e torrenti
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